Vigilanza Privata per la sicurezza nei porti: c’è chi dice no

23 Ago 2013

di Ilaria Garaffoni

portoROMA – Se i servizi antipirateria non interessano granché per i problemi che recano (spesso superiori agli incassi), l’impiego di guardie giurate nei porti è invece un business di tutto rispetto, che peraltro potrebbe dar vita a servizi altamente profilati, quindi potenzialmente in grado di non incappare nella guerra dei prezzi. Non è dunque un caso che l’Assiv abbia incontrato ad agosto i rappresentanti dei ministeri dei Trasporti e dell’Interno per sollecitare l’uscita della circolare sulla formazione del personale, di fatto propedeutica all’applicazione del DM 154/2009 (il decreto che consente l’uso di gpg in ambito portuale).
Ma non tutti la pensano allo stesso modo. I diretti interessati (Assoporti, Assologistica e Assiterminal) non gradiscono i costi aggiuntivi dell’obbligo di vigilanza privata in ogni terminal e temono che si generino dei conflitti di interesse dovuti allo spostamento di alcune competenze dalle Capitanerie di porto alle Questure. Inoltre terminalisti e logistici rilevano che il decreto 154 si sovrappone al regolamento 725 (che ha recepito l’Isps Code e che è entrato in vigore qualche anno prima). Il regolamento 725 ha imposto di applicare un piano di sicurezza in ciascun terminal, che quindi ha già impiegato del personale dedicato alla sicurezza. Che fine faranno questi lavoratori – che costano meno delle guardie giurate?
Il “caso” è scoppiato a Ravenna, quando la Capitaneria, su richiesta della Prefettura, ha imposto di impiegare guardie giurate.  Assoporti, Assologistica e Assiterminal hanno fatto sentire la loro voce, chiedendo di evitare ogni “applicazione pedissequa del decreto, quantomeno nelle more di riprendere un tavolo di confronto tra il ministero Infrastrutture-Trasporti e quello dell’Interno, e in attesa della più volte richiesta convocazione del comitato interministeriale perla sicurezza marittima”.
Una circolare ministeriale potrebbe in effetti non bastare per garantire un’applicazione uniforme del decreto su tutto il territorio nazionale, e quindi per evitare distorsioni della concorrenza fra i vari porti italiani ma anche con quelli comunitari ed extracomunitari.

Insomma, dopo essere rimasto nel cassetto per quattro anni, il DM 154/2009 comincia a muovere i primi passi riproponendo però gli stessi problemi delle origini.
Passerà quindi ancora del tempo prima che questi servizi prendano il largo, ammesso che lo facciano.

 

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