Altro che buttafuori! La riscossa del terzo polo della sicurezza

22 Gen 2011

di Ilaria Garaffoni

buttafuori

Non chiamateli più buttafuori.

Perché da quando il pacchetto sicurezza (DL 94/2009) ne ha sancito il battesimo giuridico, i circa 200.000 “ragazzi della security” sono diventati una categoria operativa autonoma e come tale rivendicano diritti, attenzione da parte del decisore e un contratto collettivo tutto per loro.

Insomma, a produrre sicurezza nel sistema paese al fianco delle forze dell’ordine non ci sono soltanto guardie giurate e investigatori privati, ma anche le tantissime agenzie presenti sul territorio che, a vario titolo, si occupano di sicurezza. La discoteca è solo uno degli ambiti operativi: c’è la fiera, l’ipermercato, la festa, l’evento vip e il grande calderone dei portierati. C’è un mercato con delle regole, un dimensionamento e delle sfere di rischio del tutto peculiari. E le criticità sono diverse da quelle delle gpg, ma anche delle informazioni commerciali e della stessa investigazione. Eppure queste figure convivono sotto lo stesso tetto del decreto sulla capacità tecnica in quanto tutte sono autorizzate con licenza ex art. 134 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.

In questo contesto normativo, gli ex “buttafuori” (oggi servizi di controllo) dovrebbero rappresentare un terzo polo della security privata. Sul quale però c’è ancora molto da scrivere. E’ pur vero che il DM del 6 ottobre 2009 ha dato le prime regole in un settore dove regnava una totale deregulation: elenco, formazione obbligatoria, descrizione delle funzioni, divieto di portare armi. Ma anche il DM sui buttafuori si può migliorare. Lo dice la stessa parte associativa che, sostenuta dalla Lega Nord, ha combattuto per ottenere un riconoscimento (l’A.I.S.S., Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria) e che ora stila una lista di emendamenti al DM 6 ottobre 2009. Tra le istanze di A.I.S.S., la richiesta di maggiori specifiche sui limiti e le funzioni degli operatori, la restrizione del divieto di lavorare solo a personale condannato in via definitiva (considerati i rischi del mestiere, qualche pendenza giudiziaria forse bisogna tollerarla), la possibilità di utilizzare metal detector e l’equiparazione della qualifica di pubblico ufficiale (già concessa agli steward) durante l’esercizio delle proprie mansioni.
Inoltre il DM sui buttafuori sancisce l’obbligo di assunzione degli operatori con rapporto dipendente (anche come “collaboratori”) da parte del gestore del locale di intrattenimento o delle agenzie con licenza ex art. 134. Cambiamenti mica da ridere per un settore endemicamente caratterizzato da abusivismo e tanto, tanto sommerso.

Ma c’è un altro testo normativo che coinvolge il terzo polo della security: il già richiamato decreto sulla capacità tecnica, primo dei regolamenti attuativi del DPR del 2008 che ha avviato il processo di riforma del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (classe 1931, c’era ancora il Re).
Questo decreto enuclea una serie di requisiti formativi e scolastici per il titolare di licenza del 134 che potrebbero mettere in crisi diverse realtà operative del settore, con possibili ricadute occupazionali. In relazione a questo DM, la risposta di AISS è semplicemente che non riguarda il loro settore.
Perché il DPR del 2008 che ha avviato la riforma (e quindi tutti i decreti successivi, tra cui quello sulla capacità tecnica) fa riferimento ad una categoria operativa che ha visto il suo battesimo normativo solo un anno dopo. Nel 2008 non potevano avere la sfera di cristallo.
Quindi questa categoria dovrebbe star fuori da un processo di riforma che ai tempi della sua emanazione non la riconosceva. Oppure dovrebbe starci dentro, ma con una sedia tutta sua all’interno della Commissione consultiva permanente, che è deputata a elaborare i decreti attuativi del DPR del 2008.
E per fare questo la strada sembra ormai spianata, dal momento che l’A.I.S.S. ha siglato un’ipotesi di accordo con l’UGL per stilare il primo “contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti di agenzie di sicurezza sussidiaria non armata e degli istituti investigativi” (controllo attività spettacolo – intrattenimento – commerciali – fieristiche – servizi di accoglienza, guardianìa e monitoraggio aree). Il che, oltre a far venire qualche mal di pancia a quanti sudano sette camicie al tavolo del rinnovo del contratto della vigilanza privata (che vorrebbe contemplare anche il portierato), spalanca le porte ad un seggio in Commissione consultiva permanente per chi rappresenta il “terzo polo della security”.
Il 7 febbraio allo Zanhotel Europa di Bologna si terrà un convegno dedicato a questa ipotesi di CCNL: vi terremo aggiornati.
Per intanto: terzo polo alla riscossa.

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