Nel nuovo assetto, i network servono solo a speculare

17 Feb 2010

di Ilaria Garaffoni

Luigi-Gabriele

Ne parliamo con Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza

Qual è la posizione di Federsicurezza in materia di network e quali sono le vostre proposte di riforma?

Da sempre sosteniamo che i servizi di vigilanza privata non possano essere considerati alla stregua di qualsiasi altro servizio di natura commerciale. Questa specialità “genetica” è avvalorata da diversi sostegni normativi, che includono la vigilanza nel novero delle attività di sicurezza complementare a quella primaria, garantita dalle forze dell’ordine. Non potendo quindi essere assimilata ai servizi commerciali tout-court, la vigilanza privata non potrà nemmeno essere “vendibile” attraverso strumenti di intermediazione commerciali studiati per realtà di natura diversa. Per questa ragione siamo assolutamente favorevoli all’abolizione dell’art. 115 del TULPS.

Se tuttavia questa strada si rivelasse impercorribile a livello giuridico, allora potremmo pensare a costruire un modello di intermediazione a sua volta “speciale”, che in primo luogo assoggettasse i network ai vincoli di costo cui sono ancorati gli Istituti di Vigilanza. Il correttivo dovrebbe vincolare i network a dei parametri minimi inelubili (tabelle di costo orario che garantiscono il rispetto dei costi incomprimibili). Una certa elasticità si potrebbe però mantenere sui costi c.d. accessori (sicurezza attiva e passiva, individuale e collettiva), dove possono effettivamente essere applicate delle economie di scala. Per questi aspetti si potrebbe pensare di riprendere il modello a forbice delle vecchie tariffe di legalità. Oppure si potrebbe operare sul fronte della stazione appaltante, spingendo per passare dalla logica del massimo ribasso alla logica del prezzo più conveniente negli appalti di sicurezza privata. Il tutto fermo restando il paletto dei costi incompribili, che dovrà comunque restare insuperabile.

 

Ritiene che l’eventuale abolizione dei network possa sanare le principali patologie tariffarie del mercato italiano della vigilanza privata?

Escludo che possa sanare tutte le patologie del mercato (la cura sarebbe infinita), ma potrebbe essere un primo passo per camminare sulla strada della correttezza competitiva e, prima ancora, della legalità. Non credo che senza i network si tornerebbe all’egemonia delle Associazioni Temporanee d’Impresa. E in ogni case sulle ATI è quanto meno possibile esercitare una forma di controllo. Qualora infatti sia contemplata un’offerta di servizi di vigilanza privata, la capofila dell’ATI è obbligata ad esibire la licenza ex 134 del TULPS. A quel punto non solo la capofila è assoggettata ai vincoli minimi di costo, ma essa stessa diviene responsabile per tutte le altre imprese del gruppo. Si impone così una forma di controllo indiretto sull’ATI nel suo complesso. Inoltre in costruzione di bando di gara si può richiedere che tutte le imprese che appartengono all’ATI debbano disporre di autorizzazione ex 134 TULPS.

Ritiene che i network abbiano ancora senso dopo la sentenza della Corte di Giustizia?

Ritengo che la Corte di Giustizia europea abbia spalancato la via alla mera speculazione.
Aboliti i limiti territoriali per l’operatività degli istituti e smantellata di fatto la vigilanza privata nei suoi assetti fondamentali, i network hanno ora senso soltanto per speculare.

 

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