Vi ricordate G4S, la multinazionale di sicurezza privata battente bandiera britannica cui la Polizia del Lincolnshire voleva addirittura cedere le funzioni di commissariato locale?
Beh, una volta acquisita la mega commessa per gestire tutta la security delle Olimpiadi 2012 ha fatto una colossale…come si dirà in inglese? Figurammerda, mi pare. Sì, mi pare si dica proprio così.
Leggete la lettera – sfogo di Francesca Macina, Consigliere di amministrazione di General Security Italy. Un’imprenditrice del settore, ma soprattutto un’italiana stanca di sentire che gli unici a sbagliare siamo noi.
Duro colpo per la proverbiale credibilità delle istituzioni anglosassoni alle prese con l’organizzazione di quello che deve essere considerato l’aspetto più importante delle Olimpiadi 2012: la sicurezza.
Ebbene sì, il loro proverbiale aplomb, dettato dalla consapevolezza di essere sempre all’altezza delle situazioni, anche le più delicate e complesse, ha fatto flop – ma un flop così deflagrante che ha coinvolto non solo la multinazionale compagnia privata G4S, titolare dell’appalto per l’outsourcing della security, ma gli stessi membri del governo di Sua maestà, dal Ministro della Difesa a quello degli Interni, ai Servizi segreti.
Non si tratta di un’iperbole perché, con buona pace di questi rappresentanti delle istituzioni, nei giorni scorsi sono tranquillamente entrati in Inghilterra potenziali terroristi, come i due pakistani di 21 e 24 anni che erano stati arruolati da G4S per la sicurezza interna degli stadi olimpici, che erano già al lavoro da un mese ma, in realtà, erano dei clandestini; o ancora l’infiltrato del quotidiano The Sun, il quale è riuscito ad ottenere dapprima un passaporto pakistano con la compiacenza di funzionari dell’anagrafe e poi, tramite la corruzione di un politico locale, un visto d’ingresso valido 2 mesi e una lettera ufficiale per l’iscrizione alla delegazione olimpica pakistana!
Ma questa è solo la punta dell’iceberg, perché sotto il pelo dell’acqua sono emersi falsi attestati per la formazione del personale di G4S che, oltre a non essere riuscita a reperire neanche la metà degli operatori previsti dall’appalto, li reclutava senza controllare documenti o fedina penale, senza formarli e addirittura senza assicurarsi che parlassero almeno qualche parola di inglese. Di qui i problemi sorti all’aeroporto internazionale di Heathrow, dove questo personale si è dimostrato assolutamente impreparato a gestire la sicurezza dei flussi dei passeggeri in entrata e in uscita.
A questo punto verrebbe spontaneo dire che qualsiasi ulteriore reprimenda a commento di queste grossolane, gravissime lacune insite nel sistema di sicurezza inglese, risulterebbe superflua perché parrebbe quasi di sparare sulla Croce Rossa. E invece no! Perché se l’Italia si fosse trovata al posto dell’Inghilterra ci avrebbero mortificati, avrebbero deriso e sbeffeggiato pubblicamente il nostro governo, la nostra polizia, i nostri servizi segreti, i nostri imprenditori della sicurezza privata e, probabilmente, avrebbero anche ritirato sdegnati le loro delegazioni dalla gara olimpica.
Io sinceramente non ho rilevato simili reazioni sulla nostra stampa scritta e televisiva; vero è che dimenticavo un particolare non trascurabile, cioè quello riguardante il nostro primato quando è il momento di autofustigarci o, meglio ancora, quando laviamo i nostri panni sporchi all’estero fornendo, peraltro, alle testate straniere le munizioni mancanti alle loro armi per fare il tiro al bersaglio nei nostri confronti.
La mia critica all’operato degli inglesi si basa, peraltro, su un dato di fatto oggettivo che nessuno ha menzionato, forse perché esiste sempre una certa ritrosia a mettere in luce l’Italia nella sua declinazione positiva. Ebbene, siamo in grado di mettere a confronto le capacità operative attraverso le quali l’Italia e la Gran Bretagna hanno messo in moto il loro sistema di sicurezza interno rispetto ad una importante kermesse internazionale come le Olimpiadi.
L’Italia, infatti, ha ospitato nel 2006 le Olimpiadi invernali che si sono svolte in territorio piemontese, fra Torino e alcune note stazioni sciistiche. Si trattò di un vero e proprio successo sotto tutti i profili, in primis quello della sicurezza, la cui pianificazione richiese mesi e mesi di lavoro per procedere alla messa a punto di una “filiera della sicurezza” basata su programmi di lavoro e formazione per gli operatori del settore, programmi che vennero calibrati sulle specificità richieste dall’evento; la formazione venne affidata a veri professionisti della security, che furono in grado di procedere alla preparazione teorico – pratica di tutti gli operatori, sia quelli privati che gli appartenenti alle forze dell’ordine, impiegati nel delicato e basilare compito di assicurare lo svolgimento tranquillo dei giochi olimpici.
Non un solo incidente funestò le Olimpiadi invernali, nonostante fossero temporalmente a ridosso (solo 5 anni dopo) dei tragici eventi americani dell’11 settembre 2001: prova questa della serietà e dell’impegno che, senza ombra di dubbio, qualificarono la macchina organizzativa italiana. Quest’ultima non si affidò fortunatamente a dei colossi multinazionali, come hanno fatto gli inglesi, poiché la sicurezza va affidata solo a professionisti e non a chi ne ha fatto esclusivamente un prodotto da catena di montaggio!
Sono orgogliosa di aver posto con forza questo argomento alla pubblica attenzione nell’attuale difficile momento storico in cui ci troviamo a vivere.
Francesca Macina, Consigliere di amministrazione di General Security Italy srl