La Guardia particolare giurata che vorrei

13 Lug 2018

di Ilaria Garaffoni

cappello-gpgRiceviamo e pubblichiamo questa lettera di Giorgio Felici, Guardia particolare Giurata dal 2004, che riporta una visione lucida e moderna di un settore in rapida evoluzione, ma spesso incagliato in battaglie difficili da vincere – e non sempre utili da combattere. Di particolare interesse le osservazioni su armi e tecnologia, “la più efficace arma del XXI secolo”, e la particolare visuale dall’interno, che raramente riusciamo ad imprimere ai nostri contributi. Grazie per aver fatto sentire la sua voce obliqua.
Caro Direttore
vi scrivo perché, a differenza della maggior parte dei miei colleghi, non credo nella battaglia (ormai storica) del riconoscimento, da parte dello Stato, del titolo di Pubblico Ufficiale, tanto meno dell’attuale titolo di Incaricati di Pubblico Servizio.  Per quanto concerne la prima ipotesi, ovvero “Pubblici Ufficiali”, si aprirebbe un conflitto di fondo, essendo le gpg dipendenti di Società private che offrono servizi di sicurezza tramite la stipula di contratti commerciali con i loro clienti. Credo sia corretto mantenere tale titolo solo, ed esclusivamente, alle Forze dell’Ordine, che svolgono un lavoro complesso e delicato – e, cosa non meno importante, sono addestrati a tale scopo. Pure la qualifica di Incaricato Pubblico Servizio, a mio modesto parere, è impropria: il conflitto lessicale e sostanziale è infatti lo stesso, dal momento che il termine “particolare” (ovvero “privato”), all’interno della qualifica di guardia particolare giurata, insiste proprio sulla privatezza del servizio.

Le armi
Allo stesso modo credo che indossare armi possa risolversi in un equivoco verso la clientela, oltre a poter essere un pericolo per l’operatore stesso: noi “tuteliamo beni”, ma non difendiamo né proteggiamo con l’arma. Solo in extremis (punto di morte) possiamo esplodere qualche colpo. Sul tema dell’arma si innesta poi il problema degli “esaltati”, che nella nostra categoria non mancano e che non si limitano alla tutela o al controllo di beni, ma oltrepassano il limite con l’intenzione di “reprimere”. Credo che centro dell’evoluzione della nostra categoria non debba stare l’arma, bensì la tecnologia, l’arma più sicura del XXI secolo, e anche la più pratica. Sul punto ho un sogno, forse un’utopia, su ciò che dovrebbe diventare, la Guardia Giurata.

La mia GPG
1) disarmare le guardie giurate, mantenendo solo il decreto prefettizio così da eliminarne l’equivoco
2) eventualmente equipaggiare le Guardie Giurate solo con lo spray antiaggressione
3) concentrare il 90% del lavoro su videosorveglianza e allarmi – limitando dunque il controllo attraverso l’invio di pattuglie, che molto senso non hanno
4) estendere l’uso di sale operative, migliorando, attraverso corsi di specializzazione, il livello professionale degli operatori
5) creare un “patentino per operatore di sala” con tanto di corsi ed esami finali e migliorare il contratto, la paga e la funzione
6) vendere al cliente un prodotto “tecnologico”, non un servizio di fantascientifica “Polizia privata”
7) essere a disposizione delle Forze dell’ordine come qualsiasi cittadino
8) eliminare il giuramento poiché ne continua a confondere la funzione
9) ovviamente modificare il Regio Decreto del 1931
10) sostituire quindi il titolo di Guardia particolare Giurata con (ad esempio) A.C.B.P. “Addetto al Controllo di Beni Privati”

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