Dopo sei anni di chiacchiere sui temi più vari (qualifiche, mansioni, ambito di operatività del contratto, blabla), rimandi, meline di ogni tipo, la trattativa per il rinnovo del CCNL Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari si è rotta, pare definitivamente. Inutile dire che in Redazione fioccano le lettere di sdegno. Ne pubblichiamo una, che incarna il pensiero di un settore la cui capacità di sopportazione ha davvero raggiunto il limite.
“Scrivo la presente per sfogare il mio sdegno di fronte a quanto sono costretti a riportare, nei loro comunicati, i rappresentanti sindacali afferenti il tentativo di rinnovo del nostro Ccnl. Nell’ultimo comunicato del 24/03/2022, si legge: ‘dopo un percorso di trattative faticoso per tentare di migliorare le condizioni di lavoro… le associazioni datoriali nella giornata del 18 marzo 2022 hanno risposto di non avere il mandato delle aziende alla prosecuzione del negoziato”.
Cosa dire, care associazioni: COMPLIMENTI. Veramente COMPLIMENTI. Fatico a comprendere certi CONTORSIONISMI retorici di Voi gentili associazioni datoriali nel tentativo, oramai maldestro quando non spregiudicato, di dilatare i tempi a più non posso. Passi tirarla per le lunghe, ma quando è troppo è troppo.
Credo che adesso, dopo oltre SEI ANNI di vacanza contrattuale, sia venuta meno anche quella formale continenza connessa al diritto di ogni Azienda di fare profitto, ma certi atteggiamenti, come quello di richiedere ai propri dipendenti di decurtarsi lo stipendio la dicono lunga e fanno certamente parte di un imperdonabile retaggio vetero-padronale che nel mondo della vigilanza non è mai stato superato. Per Voi care associazioni datoriali la NEGAZIONE ad ogni richiesta di miglioramento normativo, economico o sociale della nostra categoria sembra essere l’unica dimensione in cui trovate la vostra vera identità. Il welfare, infatti, per voi non esiste.
Il WELFARE, parola che pare a Voi sconosciuta, dovrebbe essere il faro strategico di ogni azienda e il dipendente dovrebbe essere una risorsa da valorizzare, non solo da sfruttare. Andare incontro alle esigenze dei propri dipendenti non è certo sintomo di debolezza aziendale o personale, ma attenzione alle risorse umane sulle quali dovreste investire, non solo guadagnare, e certamente in futuro porterebbero frutti che adesso, grazie alla vostra cieca strategia, non sono neppure visibili, perché nel nostro settore in materia di welfare aziendale siamo all’anno zero.
Chi scrive non crede di avere la ricetta per risolvere ogni problema, ma sicuramente è necessario RINNOVARE alcuni vecchi e superati schemi, forieri di tanti, troppi fallimenti. Già basterebbe che Voi illustri associazioni datoriali abbandonaste quel fare di maniera che tanto avete dimostrato negli anni esservi caro e rimettere ordine, assieme a noi umili portatori di servizio, a questa situazione ormai incancrenita ma che magari può ancora offrire una via d’uscita per una situazione migliore tanto lavorativa quanto aziendale.
E per finire direi che se tutto ciò è possibile, è solo per colpa nostra…”
Salvatore Conte, Tomislav Strain, Nunzio Improta – G.p.G in Trieste