L’Osservatorio ConFedersicurezza 2023 sviluppato da Format Research tratteggia una sicurezza privata nella quale operano 1501 imprese che impiegano oltre 104 mila lavoratori (parliamo di tutte le realtà rubricate in Camera di Commercio con i codici ateco 80.10 e 80.20, rispettivamente “servizi di vigilanza privata” e “servizi connessi ai sistemi di vigilanza”. Un calderone nel quale spesso finiscono anche produttori di tecnologie per la sicurezza e altro). Un dato però rileva: all’alba del 2024, con un processo di certificazione (obbligatoria, ndR) scaduto nel 2017, finalmente risultano certificate 447 imprese di vigilanza privata su 470 dotate di licenza ex art 134 TULPS. Ammettendo che le residue imprese possano essere sospese, cancellate o in attesa di provvedimenti di revoca, si può finalmente parlare di un settore certificato.
Tra le imprese certificate, 78 operano nel Nord Ovest (17, 4%); 51 nel Nord Est (11,4%) e 85 nel Centro. Nel Sud e nelle isole si concentra oltre la metà delle restanti imprese, che rappresentano il 52,1% del totale, con la Puglia in pole position (15,2%), seguita da Campania (13,2%) e Lazio (12,1%). Un dato che ci racconta una vigilanza privata caratterizzata da concentrazione nelle aree più ricche, dominate dai big di settore, ma ancora fortemente polverizzata nelle aree meno ricche del paese, dove proliferano le piccole imprese. A livello dimensionale, infatti, le piccole imprese (che contano tra i 10 e i 49 addetti) rappresentano il 42,8% delle imprese, le medie (fino a 249 addetti) sono il 32,4% e le grandi imprese (con oltre 249 addetti) rappresentano il 12,6% del totale.
Il fatturato 2021 è stimato in circa 3,6 miliardi di euro, con le realtà medie e grandi che da sole producono oltre il 93% del volume di affari totale (le piccole imprese, che pure rappresentano il 42,8% del mercato, producono solo il 6,4% del volume di affari). Un dato che non sorprende, considerato che nei settori labour intensive come la sicurezza privata solo le grandi realtà, capaci di operare importanti economie di scala, riescono a marginalizzare. E nonostante ciò, il 16,3% delle imprese lavora in perdita, mentre le imprese più virtuose (che vantano cioè un margine operativo lordo superiore al 20%) sono sono poco più del 7%.
E veniamo all’andamento del mercato, premettendo che la crisi giudiziaria che ha travolto il settore è arrivata a fine giugno, quindi i dati di sentiment che seguono non potevano tenere conto dell’attuale situazione di mercato. In generale l’indagine rilevava un miglioramento nei primi sei mesi del 2023 rispetto al secondo semestre del 2022 per il 34% delle imprese della vigilanza privata (la maggioranza delle imprese riteneva tuttavia i ricavi invariati). Nello stesso periodo migliorava la situazione occupazionale ovunque tranne che al sud. Il tutto mentre oltre il 70% delle imprese della vigilanza privata registrava un significativo aumento dei prezzi nel 2023 ed il 22,6% segnalava un allungamento dei tempi di pagamento. Risultato: la liquidità risultava peggiorata.
Il caro bollette e di tutte le forniture (materie prime, servizi e prodotti) ha impattato sul 50% delle imprese e il 25% di queste sarà costretta a tagliare il personale e/o a rinunciare ad assunzioni già previste. E parlando di occupazione, la media degli addetti per impresa è pari a 92 unità (erano 86 nel 2022). Tra le imprese della sicurezza che hanno ricercato nuovo personale negli ultimi due anni, oltre il 70% ha riscontrato difficoltà nel reclutamento delle risorse umane (fenomeno generalizzato e che non ha risparmiato un settore dai salari notoriamente poveri e poco appetibili). Le difficoltà di reclutamento sono infatti dovute, come prima causa, alla retribuzione ritenuta insufficiente; la seconda causa è però la scarsità di personale dotato delle competenze richieste. Il che incarna un paradosso tutto italiano: questo settore esige personale qualificato ma offre salari imbarazzanti. Le difficoltà di reclutamento hanno peraltro impattato sulle possibilità di crescita delle impresa sia in termini dimensionali, sia in termini di capacità di produrre nuovi ricavi (-23%). Va anche detto che la principale tipologia contrattuale di inserimento di nuovo organico è il tempo determinato, con orari per il 33% part time.
Infine, oltre il 36% delle imprese della vigilanza ha effettuato investimenti nel corso dell’ultimo biennio. Tali investimenti hanno riguardato innovazioni di processo o organizzative per il 79%, il 21% ha investito su innovazioni di servizio.