Vigilanza Privata e ospedali a colpi di taser

02 Ott 2024

di Bastian Contrario

In un ospedale di Ancona una guardia giurata ha sparato un colpo “partito accidentalmente mentre mostrava la pistola a un collega”, il proiettile si è conficcato su una parete del gabbiotto, ha attraversato un pannello in cartongesso da cui si sono staccate della schegge che hanno colpito una paziente. Un vero colpo di sfiga. O un colpo di sonno, o un colpo di testa. Per fortuna è un colpo isolato, ma impone una riflessione sulla vigilanza privata negli ospedali e sugli equipaggiamenti (offensivi? Eh sì) come i taser.
PS Fedez lo chiamerebbe dissing, ma Bastiancontrario è un po’ d’antan per queste cose.

Quando la palla fa ta-ta!

Bastiancontrario

Se il mio unico lettore ha frequentato la sale da biliardo ricorderà un vecchio adagio, riferito all’imperizia del giocatore, secondo cui: quando la palla fa ta-ta (n.d.r. quando due palle si scontrano più volte) o sei scemo o non sai giocà! Trasportato questo concetto nella vicenda dell’ospedale di Ancona, se fai partire un colpo di pistola o sei uno che non ha mai visto una pistola in vita sua o sei…

Ciò premesso, data per certa la gravità dell’episodio – che solo per puro caso non si è trasformato in una vera tragedia – che evidenzia una leggerezza ed un’impreparazione impressionanti, rispetto alle quali è doveroso che vengano presi gli opportuni provvedimenti, dal punto di vista generale qualche considerazione s’impone.

In particolare, ci riferiamo alla, da più parti, invocata necessità di munire le guardie giurate che operano in strutture ospedaliere di armi non letali, meglio note come “taser”.


Ora, in primo luogo, direi che la definizione di “arma non letale” è quasi un ossimoro.
L’articolo 30 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza definisce le armi (e il taser è un’arma): le armi proprie, cioè quelle da sparo e tutte le altre la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona (comma 1). L’offesa alla persona: è questo il senso di un’arma e questo è quello che si deve considerare, senza nascondersi dietro alla possibilità che quell’offesa potrebbe (forse) non risultare letale.

In secondo luogo – e qui veniamo ad un aspetto propriamente giuridico e non, potremmo dire, filosofico – le guardie giurate portano l’arma per difesa personale (sono infatti munite di porto d’armi per difesa personale), per difendere cioè, secondo la definizione che il codice penale reca della legittima difesa, un diritto proprio contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta (sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa). Il taser è si un’arma, ma serve per “contenere”, immobilizzare temporaneamente, un soggetto pericoloso; un’azione che comporta una menomazione della libertà personale, vietata agli istituti di vigilanza. Un concetto diverso dalla difesa personale.

C’è poi la parte relativa alla capacità di utilizzare questo strumento, alla potenza dello stesso, a come rimuovere i dardi una volta che hanno raggiunto il bersaglio e mille altre questioni tecnico-giuridiche che tralasciamo, ma di estrema complessità (le forze di polizia hanno condotto una sperimentazione ultra decennale prima di avviarne l’utilizzo).

E’ evidente che la questione della violenza in danno degli operatori sanitari è un problema serio; è altrettanto evidente che la vigilanza privata può rappresentare (e spesso già rappresenta) un presidio fondamentale in un piano strutturato di difesa degli ospedali e di chi ci lavora; come è pure evidente che le guardie giurate chiamate a questo compito dovranno essere specificamente e adeguatamente formate e munite degli strumenti necessari (le bodycam ad esempio) necessari per svolgere al meglio tale compito, salvaguardando, in primis, la loro sicurezza e quella delle persone loro affidate. Ma tutto ciò nulla c’entra con il taser e, soprattutto, con un episodio riconducibile esclusivamente alla stoltezza di un singolo.
Peraltro, chi non sa tenere una pistola, non sa tenere nemmeno un taser. Quando la palla fa ta-ta…

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