Dopo la recente circolare contro l’abusivismo nella vigilanza privata, il nostro Bastian Contrario ci ha mandato un articolo più irreverente e biforcuto che mai. Sembra infatti che le tante “novità” del Dipartimento di Pubblica Sicurezza siano fuffa: tutto è già stato fatto, verificato, sottolineato e puntualizzato (con scarsi risultati invero, ma non sottilizziamo). Aldilà della vis polemica, Bastian Contrario lancia una proposta: oltre all’attività di contrasto delle violazioni (che resta peraltro ancora tutta da vedere), non sarebbe l’ora di disciplinare i servizi fiduciari, soprattutto sotto il profilo salariale? Perchè è chiaro che finché i portierati “continueranno ad essere pagati a cifre vergognose, ci sarà sempre chi li utilizzerà al posto della vigilanza privata”. Che ne pensate?
Facite ammuìna!
Bastian Contrario
Facite ammuìna (trad. fate confusione), secondo la vulgata era l’ordine che a bordo della navi della Marina borbonica veniva dato allorché bisognava far credere, in caso di ispezione, che si stesse alacremente lavorando (l’ordine prevedeva che chi stava sotto doveva andare sopra, chi stava a sinistra si spostava a destra e così via). Bene, questo leggendario ordine pare essere quanto mai attuale quando si tratta del Dipartimento della pubblica sicurezza e, in particolare, dell’Ufficio per l’Amministrazione Generale, prolifico produttore di direttive, famose, tra l’altro, per il sempre elevato numero di pagine di cui si compongono.
Elevata quantità che, però, non corrisponde ad altrettanto elevata qualità!
Infatti, non sempre il profluvio di parole, con tanto di latinisimi e termini in inglese, porta concrete novità o risultati apprezzabili.
Anzi, verrebbe da dire che quando ci sono stati risultati, questi sono stati negativi; basti pensare alla famigerata circolare del 7 marzo 2018 relativa alle procedure di rilascio dei decreti di approvazione della nomina a guardia giurata e dei relativi porti d’arma, che ha creato problemi alle aziende, ai lavoratori ed anche a più di una prefettura.
Per il resto, “tutto visto tutto già fatto, tutto quell’avvenire già avvenuto, scritto, corretto e interpretato da altri meglio che da te”, come dice una splendida canzone di Fossati.
Gli incontri con le prefetture in giro per l’Italia? Già fatto! Il database nazionale? Già fatto (e gli uffici che non inserivano i dati prima continuano a non inserirli)! Le verifiche sulla certificazione? Già fatto (e le prefetture che non sono intervenute prima nei confronti degli istituti inadempienti, continuano a non intervenire)!
Adesso, poi, l’ultima arrivata, la circolare del 23 aprile scorso sul “perimetro” della vigilanza privata.
Già fatto anche qui, con la circolare del 5 febbraio 2013.
Per carità, siamo convinti del fatto che repetita juvant e che, quindi, un richiamo per i tanti smemorati che circolano tra le stazioni appaltanti sia utile, ma la domanda è: cosa porta di nuovo questa circolare (a parte citare un po’ di giurisprudenza più recente)? In che maniera incide significativamente sulla deriva alla quale si assiste sul territorio, fatta di servizi di vigilanza camuffati da portierato e come tale pagati? In che modo le autorità di pubblica sicurezza sono chiamate ad intervenire in concreto per prevenire e reprimere, ove necessario, gli abusi?
Vero è che mancherebbe ancora una seconda parte, quella dell’intervento cosiddetto ad “alto impatto”, ma francamente visti i risultati delle altre operazioni cosi denominate, non sembra ci sia da aspettarsi molto.
Insomma, a parte la necessaria e naturale attività di contrasto e repressione delle fattispecie che configurano violazioni penali e/o amministrative, forse è giunta l’ora di spostare il problema su di un altro aspetto: disciplinare i servizi fiduciari, dal punto di vista delle regole e, soprattutto, del contratto di lavoro. Finché tali servizi continueranno ad essere pagati a cifre vergognose, ci sarà sempre chi li utilizzerà surrettiziamente al posto della vigilanza privata, evidentemente più costosa e più controllata.
Va, però, detto che su questo fronte è necessaria l’azione delle associazioni datoriali (ma anche del sindacat), sempre “plaudenti” alle iniziative giuridico/letterarie del Ministero, ma mai concretamente in campo per fare, ad esempio, un serio contratto che abbracci l’intera filiera della sicurezza.
E allora, nel frattempo, cosa si fa?…Facite ammuìna!