In fiera SICUREZZA si è parlato della prassi di riferimento UNI/PdR 48:2018 “Sicurezza urbana”, frutto della collaborazione tra UNI e FOIM. Se il ruolo degli ingegneri nasce chiaramente dai progetti di sviluppo urbano, propedeutici a qualunque forma di progettazione di sicurezza, il ruolo degli interlocutori di parte amministrativa lascia invece a desiderare. La distanza tra teoria e pratica, ha avvertito Stefano Manzelli (Coordinamento Sicurezza Urbana in fase di progettazione), è abissale perché va calata in un quadro normativo sovraccarico e complesso, che vede la privacy come primo impatto da valutare. E se è vero che oggi meno dell’1% dei progetti di videosorveglianza urbana è compliant, sarà bene drizzare le orecchie.
Del resto, per avere un reale dialogo interforze occorrono un progetto e un’architettura integrata by design per trasformare i dati grezzi in informazioni fruibili, ha replicato Giulio Iucci, Presidente di ANIE Sicurezza. Occorre quindi rivoluzionare il proprio business e i modelli di formazione in corso.
In parte c’è riuscito il CEN della polizia di stato allocato a Napoli, che consente il collegamento di molti Comuni e anche di privati per il rilevamento targhe dei veicoli rubati, ha ricordato Domenico d’Aniello del CEN.
La stessa vigilanza privata, ha detto il Presidente di ASSIV Maria Cristina Urbano, è dotata di sale di controllo e monitoraggio molto evolute, certificate ad alti livelli e pronte a contribuire ad un modello di sicurezza partecipata che superi l’antica diffidenza rispetto a chi offre servizi di sicurezza privata. Una collaborazione di successo è stato il noto progetto “Mille Occhi sulla Città”: si auspica non resti un’iniziativa isolata.
In tutto ciò, la figura chiave dev’essere però il Security Manager, ha concluso Maurizio Tondi, Vice Presidente ASIS Italy. Si tratta di una figura in divenire che deve possedere competenze trasversali a più settori e fare da raccordo e collante nella definizione e nello sviluppo dei processi.