CCNL della vigilanza privata e regolamentazione portierati: ancora tutto fermo

04 Ott 2012

di Ilaria Garaffoni

Luigi-Gabriele

Tavoli di negoziazione che si rompono irrimediabilmente, trattative arenate su punti nodali quali la regolamentazione del portierato, minacce di recesso e l’idea di un contratto nuovo ben sospesa in aria.
Questa la situazione per le 40.000 guardie giurate che aspettano un rinnovo contrattuale da quasi quattro anni.
www.vigilanzaprivataonline.com ha intervistato Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza , per capire qual è lo stato dell’arte.

…Insomma, si può sapere perché non volete rinnovare il CCNL della vigilanza privata?

Federsicurezza è la prima a voler rinnovare il CCNL della vigilanza privata, anzi è l’unica a volerlo fare in senso letterale, ossia costruendo assieme ai sindacati uno strumento capace di rispondere alle esigenze di un mercato sempre più disarmato e tecnologico, che sta di fatto relegando le guardie giurate ad un ruolo marginale. Per difenderne l’identità e le specificità professionali, l’ultravigente contratto non basta più.

Quindi, se con la pretesa di “rinnovarlo” si intende solo riverniciare un contratto che fa acqua da tutte le parti, allora la risposta è no: noi vogliamo rinnovare lo strumento contrattuale, ma non vogliamo cosmetizzare qualcosa che non sta in piedi da tempo.

Però avete formalizzato il recesso unilaterale…

Recedere dal vecchio contratto sarebbe solo funzionale a salvare il pregresso e ad avviare una trattativa volta a disegnare un contratto evoluto e coerente con i tempi, i costi e le modalità operative imposte da un mercato sempre più esigente.
Il recesso sarebbe in sostanza strumentale al rilancio di un contratto nuovo, eventualmente allargato a tutte le figure autorizzate ex art. 134 TULPS, ma senza pastoie o confondimenti con l’area del c.d. portierato.
Quest’area, chiamata non a caso “grigia” ma destinata ad essere sempre più importante, merita anch’essa una sistemazione normativa, per evitare che si affermi – come sta avvenendo ora – la legge della jungla. E considerato che i portieri sono già oggi il triplo delle gpg, è urgente delineare un inquadramento contrattuale più organico di quelli attualmente in circolazione.

Non avevate parlato di costi insostenibili per il rinnovo?

Ovviamente c’è una questione economica di fondo estremamente complessa per gli Istituti, dal momento che la crisi non sta risparmiando una vigilanza privata già stretta da problematiche tutte peculiari del comparto e da una riforma che impone diversi oneri, oltre (si auspica) ad alcuni onori.
Ma il problema vero resta la debolezza del contratto attuale: a condizioni operative diverse e con presupposti contrattuali più evoluti, la questione economica sarebbe superabile.

Quali condizioni?

Per noi è innanzitutto essenziale tenere ben distinte le professionalità delle guardie giurate da quelle dei servizi fiduciari.
Inserire una figura di basso profilo e basso costo all’interno del contratto della vigilanza significherebbe inevitabilmente livellare verso il basso le professionalità, soprattutto se, per far acquisire al lavoratore l’agognato status di guardia giurata, lo si volesse poi ingabbiare in un “eterno apprendistato”.

Inutile specificare che questa ipotesi apre le porte a insidiose commistioni di ruolo, che prestano il fianco a potenziali contenziosi e ad abusi da parte di operatori senza scrupoli e di committenti ciechi …o falsi invalidi.

L’unico modo per salvaguardare la professionalità delle guardie giurate è separare in modo netto i due apparati contrattuali.

Però il fronte Assiv/Cooperazione sta procedendo nelle direzione opposta e sembra intenzionato a chiudere.

In verità avevamo concordato con Assiv di chiudere assieme con una soluzione mediata, che mantenesse i due profili professionali distinti e paralleli, benché formalmente presenti nella stessa cornice contrattuale. Questo nell’ottica di ricominciare a discutere di contratto di filiera una volta conclusa una tornata contrattuale (tra 3-4 anni).
Invece in estate i rapporti si sono improvvisamente interrotti e da allora Assiv/Cooperazione continua la sua corsa in solitudine, per motivi a noi tuttora ignoti.

Ma cosa succederebbe se Assiv/Cooperazione chiudessero da sole?

Succederebbe che tutti gli istituti di vigilanza, appartenenti a qualsiasi o a nessun sistema associativo, sarebbero assoggettati alle parti economico/retributive del contratto rinnovato, mentre le parti normative resterebbero negoziabili.

Si creerebbe quindi questo paradosso: o verrebbero revocate almeno metà delle licenze attive sul territorio (visto che il DM 269/2010 esige l’integrale rispetto del CCNL), oppure si porrebbe una buona parte del mercato in condizione di operare, di fatto, fuori da un quadro di corretta concorrenza.

Se poi i sindacati maggiormente rappresentativi si orientassero su scelte non unitarie, si potrebbe anche affermare un nuovo CCNL, magari più competitivo sul fronte della flessibilità e della produttività…
La materia è quindi incerta e non ci piacerebbe dover fare da apripista.
Chissà che una sana provocazione non smuova l’assordante silenzio delle controparti (tra le quali siamo costretti, nostro malgrado, ad annoverare anche i colleghi di Assiv e della Cooperazione).

 

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