Dopo due anni di attesa, il nuovo CCNL della vigilanza privata deve essere dignitoso

09 Gen 2011

di Ilaria Garaffoni

Filcams-CGIL-Bigazzi

A cosa è servito lo sciopero, visto che la trattativa per il rinnovo del CCNL è tuttora in altissimo mare? L’abbiamo chiesto a Sabina Bigazzi, responsabile per la vigilanza privata in Filcams-CGIL, che ci ha chiarito i tratti più critici della piattaforma: cambio d’appalto, orario di lavoro, portierati e – soprattutto – incrementi salariali. Guarda anche la videointervista per una sintesi dei punti caldi del negoziato.

L’8 ottobre è stato indetto uno sciopero che ha registrato un’adesione senza precedenti. La domanda che ora serpeggia tra le guardie è: a cosa è servito?

Lo sciopero dell’8 ottobre è stato molto importante, con un’altissima adesione e partecipazione ai presidi organizzati in tutta Italia. Si sono registrate adesioni che oscillano dal 40%, al 80%, 90% nella maggior parte dei casi. Lo sciopero ha dato un importante segnale sia alle Istituzioni che alle controparti. Certo, una mobilitazione così importante deve poi avere un seguito. Il Ministero del Lavoro ci ha convocato il 28 ottobre, ed in quella occasione si è preso l’impegno di risolvere alcuni problemi, soprattutto legati alle politiche degli appalti. Da quella data, però, il Ministero del Lavoro non ci ha più convocato. Ci è giunta la convocazione per il 14 gennaio, che ci rimanda, però, ad un tavolo tecnico. Nel frattempo il D.M. sulla capacità tecnica è giunto in dirittura di arrivo: si trova alla Corte dei Conti per la registrazione e potrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale a giorni. Questo per il proseguimento del confronto dovrebbe essere un dato di rilievo.

Affrontiamo allora i temi più caldi della trattativa, a partire dal cambio d’appalto. Questo aspetto è stato sempre viziato da interessi di bottega di una o di altra parte datoriale, che ne hanno frenato ogni possibilità di evoluzione. A che punto siamo? Come si possono garantire diritti delle guardie e conservazione del posto di lavoro?

E’ uno dei temi più importanti della nostra piattaforma. Si tratta di creare delle norme contrattuali che tutelino i lavoratori e le imprese. Al momento di un cambio di appalto è necessario vincolare l’impresa uscente e quella entrante ad un confronto con le OO.SS che, attraverso regole condivise, da una parte garantisca i livelli occupazionali ed il mantenimento dei diritti acquisiti per i lavoratori, ma dall’altra dia garanzie alle imprese di non avere esuberi di personale. Su questo tema era stato sviluppato un confronto che si è inspiegabilmente arenato, non per volontà nostra, poco meno di 2 anni fa. Ma resta uno dei temi più importanti del rinnovo contrattuale.

Un altro aspetto importante è la regolazione della c.d. vigilanza disarmata. A quanto sappiamo, l’idea prevalente sembra essere quella di inserire nella stessa cornice contrattuale due diverse tipologie professionali, con il sostegno del DM sulla capacità tecnica (che impone l’uso esclusivo di gpg in certi ambiti operativi). Qual è la vostra posizione?

E’ un tema che come OO.SS abbiamo già proposto nel corso dello scorso rinnovo del CCNL, che però le controparti non hanno voluto raccogliere. Si tratta di estendere il campo di applicazione del CCNL anche alla vigilanza non armata. Ci sono ormai moltissime imprese che propongono servizi del cosiddetto “portierato”. Svolgono attività di sicurezza, non solo applicando contratti che nulla hanno a che fare con la sicurezza (dipendenti da stabili privati), ma anche senza il vincolo di tutte quelle leggi cui invece è sottoposta la vigilanza privata. In questo modo sono in grado di offrire molti dei servizi di vigilanza a prezzi molto più bassi. Perciò, oltre a rappresentare un rischio, scarsi diritti, e bassissime retribuzioni per gli addetti, stanno comprimendo sempre di più il mercato della vigilanza armata. In parte, è vero, il decreto che arriverà a giorni darà una risposta a questo problema. Infatti definirà quali sono i così detti “obiettivi sensibili” di esclusiva pertinenza della vigilanza armata. Tuttavia, non è sufficiente a delimitare ciò che è sicurezza e ciò che non lo è. Dare una risposta di tipo contrattuale con l’estensione del campo di applicazione, sarebbe, secondo noi, un grossissimo passo avanti verso la soluzione del problema. Le grosse resistenze che le controparti stanno facendo sono legate soprattutto al fatto che molte imprese del settore sono coinvolte esse stesse nel settore del “portierato”. In sostanza creano in casa loro dumping al mercato. Il DM sulla capacità tecnica, atteso a giorni, darà un contributo importante alla correzione delle patologie del settore, anche se non potrà fare miracoli. In assenza di una ratifica formale della capacità certificatoria degli Enti Bilaterali e mancando un piano sanzionatorio graduale in caso di violazioni (il DM parla direttamente di revoca della licenza), sarà difficile mantenere la piena legalità senza cedere al ricatto occupazionale.

Parliamo ora di orario di lavoro: parte datoriale ha chiesto al ministero del Lavoro di mettere nero su bianco che la legge 66/03 non si applica alla vigilanza privata, nonostante quanto riportato sull’ultimo CCNL. Inoltre la trattativa si è incagliata sui riposi giornalieri e quindi sui nastri orari. Insomma: qual è l’ipotetico scenario che si potrebbe aprire per le guardie giurate in materia di orario di lavoro?

Con l’art. 41 della L.133/08 si stabilisce già che il D.L. 66/2003 non si applica alla vigilanza privata, e, come dichiarato dallo stesso Ministero, facendo una forzatura sulla direttiva europea. Riconoscendo la peculiarità del settore, già con lo scorso rinnovo avevamo condiviso la necessità di ricorrere all’utilizzo delle deroghe previste dall’art. 17 del D.L. 66, soprattutto in materia di lavoro straordinario. Essendo ancora in vigore quel CCNL, le aziende sono sottoposte alle sanzioni previste dalla legge. Su questo punto è stato richiesto, dalle nostre controparti, l’intervento del Ministero. Di contro, ci era stato proposto già diversi mesi fa un testo che mirava a deregolamentare completamente l’orario di lavoro (riposi giornalieri e settimanali, turni, ecc) e che era stato da noi respinto come irricevibile. Un conto è apportare alcune modifiche che, tutelando i lavoratori, vadano incontro alle mutate esigenze del mercato, un conto è cancellare qualunque regola. In un settore così delicato equivale a mettere a rischio la vita stessa dei lavoratori. Per questo, per noi è fondamentale mantenere l’impianto del vigente contratto in materia di orario di lavoro.

E parliamo infine di salario. Si sente spesso dire che con l’accordo separato il CCNL diventa un contratto di regole, mentre la partita economica si gioca sui tavoli territoriali. Ma su quali minimi? Quali sono le vostre richieste?

La Cgil, come è noto, non ha sottoscritto il protocollo del 22 gennaio 2009. Per il settore della Vigilanza Privata la Filcams ha richiesto 145€ al 4° livello, cifra superiore a quanto derivante dal sistema di calcolo previsto dal suddetto protocollo. Tuttavia il tema che si pone nel rinnovo del CCNL Vigilanza, come in tutti i contratti che stiamo rinnovando nella nostra categoria, va oltre le diverse posizioni fra Filcams da una parte, e Fisascat e Uiltucs dall’altra. Infatti non solo le controparti propongono un insieme di modifiche al vigente CCNL che mirano ad una pesante riduzione dei costi, e quindi ad un rinnovo contrattuale a costo zero (nuova classificazione del personale, orario di lavoro, ecc.), ma non intendono riconoscere gli arretrati per il 2009 ed il 2010. Lo stesso scenario si sta proponendo, come detto, in tutti i rinnovi contrattuali che coinvolgono la nostra categoria. E’ evidente che a due anni dalla scadenza, nonostante tutte le difficoltà descritte, un esito positivo deve necessariamente essere dignitoso.

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