MILANO – Da Ballarò a Sky TG 24, da Quinta Colonna a Piazza Pulita: tutti hanno chiamato qui in redazione per avere informazioni e contatti, per verificare fonti e rappresentanze. Ovviamente si sono fatte sentire anche le Associazioni di categoria e i Sindacati, e tutti hanno dichiarato la stessa cosa: non è l’Istituto di Vigilanza a decidere come operare il servizio, bensì la stazione appaltante. E al Tribunale di Milano alcuni servizi di sicurezza sono stati affidati dal Comune locale, malgrado un’opposizione compatta del settore, a società di portierato. Che, sia beninteso, svolgono un lavoro degnissimo, utile e complementare a quello della vigilanza privata, ma che nei siti sensibili come i Tribunali non dovrebbero esserci, quanto meno secondo una razionale interpretazione del DM 269/2010.
E tuttavia, nonostante l’esposto elevato a suo tempo da tutte le Associazioni della Vigilanza, il TAR ha ritenuto valido l’appalto così assegnato perchè la gara era stata indetta prima della novella al DM 269/2010 . E vabbè.
Fato sta che il massimo ribasso ha ancora una volta prevalso sulla sicurezza e sulla qualità. Episodi ordinari per il nostro settore, ma che ora fanno gridare allo scandalo i riflettori di mezzo mondo.
Tragico che ci sia dovuto scappare il morto perché questa pratiche, dal dumping interno al settore agli appalti al massimo ribasso, potessero diventare di interesse generale.
Ebbene, l’unico auspicio formulabile è che questi drammatici fatti servano almeno ad avviare una riflessione seria sugli ambiti di applicazione esclusiva della vigilanza privata e sui criteri di assegnazione degli appalti.
Perché, almeno nei servizi di sicurezza più delicati, l’offerta economicamente più vantaggiosa possa prevalere.
Per intanto, leggetevi un po’ di rassegna stampa di matrice associativo e sindacale.
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