Appalti e responsabilità solidale: nella vigilanza privata è un macello

04 Dic 2012

di Ilaria Garaffoni

matassa

Chi sa cos’è la responsabilità solidale alzi la mano.
Tecnicamente si riferisce alla solidarietà del Committente con l’Appaltatore (e ciascuno dei Subappaltatori) entro due anni dalla cessazione dell’appalto. La materia è stata oggetto di riforma da parte del Decreto Sviluppo n. 83/2012, che pone in capo al Committente (e Appaltatore) l’obbligo di farsi rilasciare dai “soggetti a valle” delle certificazioni attestanti la regolarità degli adempimenti fiscali e IVA collegati all’appalto. Solo tali certificazioni permetteranno a chi ha prestato i servizi per conto del cliente di essere pagati. Cosa c’entra con la vigilanza privata? C’entra perchè queste disposizioni, nate per l’edilizia, si applicano tout court anche in un settore – come il nostro – che ha volumi di singola fattura microbici rispetto agli appalti edili.
Risultato? Blocco dei pagamenti in entrata e un aggravio di costi amministrativi.

Oltre il 50% del fatturato della vigilanza privata è infatti costituito da piccoli clienti, i cui servizi sono singolarmente di valore modesto. Le attività imposte dalla normativa grava sui costi delle strutture amministrative e, ben peggio, paralizza le controprestazioni economiche. Come fa un’impresa a certificare a ogni cliente, al momento dell’emissione di ogni singola fattura – il tutto moltiplicato per la moltitudine di rapporti in essere, e di qualsiasi importo – la regolarità degli adempimenti tributari e IVA connessi? E con quale ricaduta in termini di costi e di tempi per l’attività amministrativa?

Il risultato è che anche per prestazioni occasionali e di modicissimi importi, i clienti bloccano in automatico i pagamenti (talvolta come mero pretesto dilatorio) in attesa di ricevere la documentazione – peraltro con modelli fantasiosamente disegnati dagli stessi clienti.

Sconcertante è poi la sanzione minima – 5 mila euro!! – da applicarsi al committente che non abbia verificato, prima di pagare l’appaltatore, il corretto adempimento da parte di quest’ultimo. Nel campo della vigilanza, la sanzione sarebbe nel 50% dei casi sproporzionata rispetto al valore dell’appalto.

Federsicurezza, federazione appartenente a Confcommercio-Rete Imprese Italia cui aderiscono AssVigilanza, Univ, Anivp, Anssat, Anisi e Più Servizi, chiede quindi:

1) la disapplicazione di tale normativa per il comparto rappresentato

2) o, in subordine:

– la definizione di soglie ragionevoli e di importi sotto i quali le nuove disposizioni non si applicano;

– la standardizzazione del modello per autocertificazione, teso alla massima semplificazione;

– una definizione chiara di cos’è un “appalto” (meglio se con elencazione delle tipologie di attività-contratto escluse dall’applicazione della normativa).

Clicca qui sotto per scaricare la lettera di Federsicurezza al Presidente Monti, a Grilli (Ministro Economia e Finanze) e a Passera (Ministro per lo Sviluppo Economico) sulla responsabilità solidale nella vigilanza privata.

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