Strage al Tribunale di Milano: quando la vigilanza privata non c’entra

10 Apr 2015

di Ilaria Garaffoni

palazzo giustiziaE’ facile incolpare la vigilanza privata per giustificare l’ingresso di Claudio Giardiello nel Tribunale di Milano con un banale tesserino contraffatto. Ancor più facile gridare ad “incredibili falle nella sicurezza” se si omette di dire che le procedure di sicurezza (strumenti, metodiche, perquisizioni) fuori dai Tribunali sono definite da chi appalta il servizio – e non dall’Istituto che ne segue le direttive. Ed è ancora più facile dichiararsi costernati se si trascura il fatto che è stato lo stesso Comune di Milano, in piena spending review, ad emanare un bando di gara che prevedeva, proprio per il varco incriminato, l’utilizzo di personale non armato. Il tutto in violazione del DM 269/2010 e nonostante i numerosi esposti elevati da più parti. “E’ sempre l’anello debole della catena a pagare il conto di responsabilità non di sua competenza”, commenta Luigi Gabriele, Presidente di FederSicurezza, Federazione del settore vigilanza e sicurezza privata.  “La responsabilità dei servizi di sicurezza esterna del Palazzo di Giustizia, o meglio l’organizzazione degli stessi, non è competenza di coloro ai quali gli stessi vengono affidati, bensì del proprietario dell’immobile, che nel formulare il bando di gara individua anche i criteri di prestazione del servizio. Chi ha operato lo ha fatto quindi secondo disposizioni da altri – e dall’alto – ricevute. Siano quindi gli altri a spiegare perché hanno ritenuto che il varco di via Manara non richiedesse l’ausilio del controllo accessi con metal detector, accontentandosi della mera esibizione di un tesserino plastificato, la cui contraffazione è un gioco da ragazzi,  ma risulta estremamente difficile da percepire a colpo d’occhio e nella confusione di una coda di persone”.

E risulta ancor più difficile se a svolgere queste attività sono portieri, disarmati e non formati, e tuttavia operativi anche la notte. Sia-Confsal aveva denunciato questa irregolarità con un esposto (poi archiviato per mancata rilevanza penale) nel lontano novembre 2013. Ma anche le associazioni di categoria si erano mosse: “a suo tempo si è deciso di desensibilizzare l’obiettivo Tribunale, inducendo le Associazioni di rappresentazione datoriale del settore, tutte allineate sul punto – la nostra associata Univ come le altre, senza primi della classe – a evidenziare al Comune di Milano l’incongruità della scelta, nella formulazione del bando di gara, di ridurre il numero delle guardie giurate armate e di introdurre, in sostituzione – e a mero fine di contenimento costi – personale di portierato” – conclude Gabriele.

Insomma, la vigilanza privata ha tante magagne che nessuno vuole negare, ma quella cialtroneria che ai media generalisti piace tanto attribuirle non è sempre meritata.
Sarebbe il caso, dunque, che almeno in momenti così drammatici il settore si mostrasse compatto, a livello associativo e aziendale, senza cadere nella solita logica dello scaricabarile.

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